Coast to Coast Italia in Mtb: Diario di viaggio - parte 2
Racconto di un viaggio in Bikepacking da Ancona a Orbetello attraverso Marche, Umbria, Lazio e Toscana
Ciao, questa è la seconda parte del mio Coast to Coast.
Se non hai letto il racconto della settimana scorsa puoi trovarlo qua: coast to coast Italia: parte prima
Il mattino ha l’oro in bocca (e il vento contro)
Lascio l’albergo prima che sorga il sole. Treia sta ancora dormendo, a rompere il silenzio solamente le tacchette delle scarpe sul pavé e la ruota libera della BMC che, con il suo “tactac” ciclico, scandisce il tempo come un orologio.
L’aria mattutina mi ricorda che siamo alla fine di Agosto, specialmente nella lunga discesa prima di trovare i primi “strappi” della giornata.
Entro in centro a San Severino Marche a metà mattinata, le gambe iniziano a girare quasi come mesi fa e la velocità media è salita drasticamente rispetto i giorni scorsi.
Procedo in direzione Pioraco fino a quando il GPS si scarica, il telefono non prende, mi trovo in un bosco e non ho la minima idea di quale strada percorrere: non mi resta che continuare sulla prima strada provinciale che trovo.
Stappo la Beck’s di routine a Pioraco esattamente a mezzogiorno, ho praticamente la giornata libera e ne approfitto per fare il bucato e riparare la borsa sottosella che ha visto giorni (decisamente) migliori.
Poco fuori dal centro abitato trovo un’area camper dove con 10€ permette di piantare la tenda ed usufruire della corrente e dei bagni, evitando la scomodità di un possibile bivacco.
La tarp richiama l’attenzione dei camperisti che con curiosità mi spiano da lontano, commentando con un sorriso il mio riparo per la notte.
In fondo la mia bici, in questo viaggio, è un po’ come i loro mezzi ben più grandi: la uso per andare in giro, per tenere tutti i miei bagagli e anche per dormire.
Guardandomi intorno il panorama mi riporta con la mente in un luogo montano: un venticello fresco soffia incessantemente, il rumore dell’acqua proveniente dalle rapide del torrente che attraversa tutto il paese e una temperatura da maglietta un po’ più pesante della solita T-Shirt.
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Sono in una delle zone dove il sisma del 2016 ha lasciato il segno: il centro di Pioraco è ancora puntellato con grosse travi di legno e le unità abitative sono ancora ben presenti fuori dal centro storico, a metà strada tra quest’ultimo e l’area camper.
Avvicinandomi a uno di queste case mobili scopro una pizzeria dove a menù c’è la pizza senza glutine.
Già, non posso mangiare alimenti “normali” e in viaggio credetemi, è veramente una menata colossale.
Non voglio lasciarmi sfuggire l’occasione di mettere in pancia delle calorie come solo la pizza riesce a fare, quindi ne ordino due e mi siedo in un tavolino poco più in là.
Per la prima volta ragiono sul percorso da affrontare domani: Assisi è esattamente a due montagne di distanza e a detta della gente del posto non è una passeggiata.
Dovendo fare il pieno di energie, ritornerò nuovamente qui per cena dove una delle due proprietarie mi farà trovare una Crescia di mais senza glutine, un piccolo esperimento (ben riuscito!) fatto appositamente per me.
I tafani, la politica e le montagne
La scelta della location per piazzare la tenda non è mai stato il mio forte.
Tende piazzate vicino a laghi e fiumi, prati zuppi d’acqua, terreni in pendenza e campi minati.
Qui non siamo in Bosnia, ma guarda caso la tarp è esattamente a due metri da un torrente che sta creando un’umidità pazzesca.
Quest’ultima sta lentamente prendendo possesso dello strato esterno del sacco a pelo, me ne accorgo quando, nel dormiveglia, sento strisciare qualcosa sulla fronte: con un gesto automatico passo la mano sentendo qualcosa di viscido, spugnoso, freddo e bagnato. Una lumaca!
Ho lumache ovunque attorno a me, pure sul sacco a pelo.
Ecco a cosa servono le pareti della tenda.
La nottata terribile termina con il suono della sveglia: le prime luci del mattino disegnano in controluce le sagome delle montagne e i tetti delle case.
Infreddolito e assonato smonto la mia casa raccogliendo tutto quanto, passerà un’ora prima di essere pronto definitivamente.
A pochi metri da me c’è una panchina, la sfrutto per mangiare la Crescia di Mais e dare un’ultima occhiata al percorso di oggi.
La luce finalmente illumina tutti i campi intorno a me, riesco a vedere nitidamente l’umidità salire dal terreno creando un effetto nebbia, troppa perché l’antivento mi sia di aiuto.
Primo obiettivo di oggi: andare via da questa fredda valle.
Riscaldandomi con i primi raggi del Sole mi dirigo ai piedi del Monte Pennino, lo fiancheggerò da destra salendo per una ripida e tortuosa salita.
Sono (finalmente) entrato nel viaggio, me ne rendo conto dai pensieri sempre positivi e da quella curiosità del tipo “vediamo cosa c’è qui”.
Seguendola, mi trovo a percorrere un itinerario del tutto diverso da quello ufficiale.
Non seguo più l’orologio, non penso più ad arrivare, non esiste strada giusta o sbagliata perché viaggiare è scoprire, e come farlo se non ascoltando il cuore e lo spirito del momento, dando retta alla voce interiore e agli occhi che la guidano?
Una rapida occhiata al GPS mi fa accorgere che sono sul confine tra il territorio marchigiano e quello umbro.
Il primo “milestone” del viaggio, una regione attraversata.
Dietro di me una regione difficile, stancante come il ritorno in sella dopo mesi di stop e davanti una regione nuova, rinvigorente per lo spirito, come quando si ritorna in allenamento: ora è tutta in discesa, come la strada che ho davanti.
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